venerdì 25 ottobre 2013

Zucche vuote piene di significati



Anche quest’anno ci risiamo!


Entrando nel negozio di una grande catena del bricolage (ovviamente non italiana..) 
per cercare una guarnizione di rubinetto, ho dovuto avere a che fare con commessi e commesse acconciate da streghe e maghi con costumi di fattura talmente dozzinale  da risultare più insopportabili e rivoltanti di quello che la mascherata stessa avrebbe voluto indurre…


C’è un sapore di metafora nell’usanza tutta nuova per noi europei di svuotare le zucche per poi intagliarvi facce di mostri o  teschi spettrali: l’europeo contemporaneo spolpa il proprio cervello e lo rende il più vuoto possibile.




Svuotare la zucca comporta inevitabilmente uno scarto, una scoria da gettare via…
E’ lo sporco gioco del consumismo, della società dei consumi il cui unico valore è il denaro;
e nel caso di Halloween  l’affare è enorme: più di 300 milioni l’anno derivati dalla vendita delle gialle cucurbitacee e da cappelli da strega, finte ragnatele e tarantole e altre imbecillità del genere.



E mentre i nostri ragazzini  (ma non solo loro purtroppo!) sono impegnati nel togliere la polpa vegetale, non si accorgono che stanno svuotando di simboli le tradizioni del loro continente, consegnandosi -privati della loro stessa cultura-  al tritacarne del  modello economico imperante.




Il Paradiso, Giusto dè Menabuoi, 1378. Padova, Battistero

Con tutto ciò il sentimento di pietas e di speranza suggerito dalla cattolica e tradizionale Festa di Ognissanti, che garantiva essere l’individuo soggetto  pensante e non burattino,  svanisce lentamente e così, il giorno dedicato al silenzio e alla meditazione capaci di dare senso e dignità alla morte, si popola di spettri terrorizzanti che invocano fracasso, confusione e oscurità assoluta.


Tante buone (quanto  ignoranti e di cattivo gusto)  intenzioni fanno si che asili e scuole, ristoranti e circoli, associazioni e piazze comunali, aprano le porte a quella che con candida stoltezza e colpevole innocenza viene ritenuta una mascherata innoqua.
 
Catalogo di vendita: costume da Feto Zombie

Le cose sono assai diverse se Anton Lavey (1930-1997), fondatore della Chiesa di Satana, nel suo libro The Satanic Bible ( New York 1969),  afferma che Halloween  rappresenta anche la più importante festa delle sette sataniche.

E qualcosa vorrà pur dire se i dati rilevati sostengono  che il 16% delle persone avviate all’esoterismo satanico ha fatto il proprio esordio durante Halloween , quando unitamente alla speculazione commerciale esiste il pericolo di adescamento e reclutamento di ragazzi e di giovani nel mondo delle sette occulte.

A tal proposito la dice lunga anche la dichiarazione di  Doreen Irvine, prostituta passata per anni al satanismo e convertitasi poi al Cristianesimo: « Se i padri sapessero il significato di questa festa non la nominerebbero nemmeno davanti ai loro figli ».

Hieronymus Bosch 1450-1516 Trittico delle tentazioni di Sant'Antonio, la messa nera, part. Lisbona, museo Arti Antiche
Non è un mistero che il 31 ottobre cada uno dei quattro sabba, e non uno qualsiasi bensì il peggiore, quello più inquietante. Infatti, mentre i primi tre segnano i tempi delle stagioni "benefiche” , il quarto inaugura l’arrivo dell’inverno e celebra la "sconfitta" del sole esaltando la notte di Samhaim  (il Signore della morte, il principe delle Tenebre per i Celti) durante la quale si aprono le porte del Regno degli spiriti.


Halloween è l’evento per molti riuscito affinché tanta gente fragile resti manipolata e schiavizzata dietro i maghi dell’occultismo. 


Un cimitero italiano dopo l'incursione di una setta satanica
Telefono Blu ancora nel 2005, stimava in almeno 120milioni di euro la spesa per organizzare eventi pubblici e privati; e altri 150milioni di euro per mascherarsi.  In tutto più di 300milioni di euro consumati in una sola notte.
E’ un dato delle forze dell’ordine che l’attivismo satanico nella notte di Halloween si concretizza in incursioni nelle chiese, furti di ostie consacrate e roghi di rosari.




 
Il quotidiano messicano  "El Norte", riporta le dichiarazioni di Cristina Kneer Vidal, ex occultista, ex satanista e spiritista di origine americana che vive a Hermosillo, Sonora, che si dice molto preoccupata del fatto che ogni 31 ottobre e decine di giovani e bambini vengono uccisi in tutto il Messico dalle sette sataniche.


simboli satanici sullo stipite di una chiesa
La Kneer sostiene che «i satanisti fanno la messa nera durante la quale vengono  macellati gatti, cani, e quando la "messa" è molto importante, come quella di Halloween,  vengono fatti sacrifici umani. Preferibilmente vengono scelti i bambini perché non hanno peccato e sono più cari a Dio. Prima della macellazione vengono violati per privarli della loro purezza. 


Oltraggiare o ferire un bambino dà il potere di Satana al satanista ed è un modo per prendersi gioco di Dio». 


Resti arsi di animali usati in rito satanico
Per la Kneer le celebrazioni sataniche, sono sempre tenuti in otto date diverse, anche se la più importante è la festa di Samhain o Halloween il 31 ottobre che celebra il nuovo anno satanico, spiega,  «E' come il compleanno del Diavolo.  Le vittime vengono sacrificate, togliendo loro il cuore che viene consumato dai presenti, poi il corpo viene cremato e gettato in mare.  Per i satanisti è molto facile sbarazzarsi dei corpi perché coloro che fanno la messa nera sono individui molto importanti ». 



Halloween: le zucche che si svuotano sono solo le nostre

«Guai a coloro che chiamano bene il male e male il bene,
che cambiano le tenebre in luce e la luce in tenebre,
che cambiano l’amaro in dolce e il dolce in amaro»
(Isaia 5, 20)






lunedì 21 ottobre 2013

uomini antichi moderni, uomini moderni antichi






Qualche giorno fa ho assistito a Torino  alla messa in scena al Teatro Regio del 
Simon Boccanegra di G.Verdi con la regia di Bussotti
e la elegante ed intelligente direzione musicale di Gianandrea Noseda.



Il “Simone” è un’opera che ho avuto modo di vedere in diversi allestimenti durante questi ultimi anni, e di cui conosco  il libretto parola per parola, ma chissà perché  solo durante questo ultimo spettacolo mi ha condotto alla riflessione sull’attuale situazione del governo della nostra Repubblica.




In quest’"opera storica" di Verdi, Boccanegra, personaggio realmente esistito, dal suo passato di corsaro e combattente per la Repubblica marinara di Genova, sale al soglio dogale e inizia una politica di governo improntata sulla pacificazione tra il partito popolano  capeggiato da Albiani e quello degli aristocratici guidato dalla potente famiglia dei Fieschi.

 
Il nuovo Doge  si dimostra impegnato e in grado di  mettere da parte gli antichi odi e vendette per la costruzione di un futuro migliore  anche al di fuori dei confini della Repubblica da lui governata cercando di far  intravvedere al proprio senato quell’unità persino italiana alla quale  mirava.


Da tutte le vicende che si articolano nel melodramma  emergono  figure di uomini per i quali l’onore, la parola data, la coerenza ai propri principi e la lealtà,  nonostante  non riescano ad abbattere completamente le barriere che li separano,  li obbligano a un comportamento cavalleresco e di grande fierezza, spingendoli fino  al sacrificio del proprio orgoglio per la causa alta del bene comune.


Inevitabile il perdente raffronto con i politici ai quali da tempo ci stiamo purtroppo  abituando:  con le loro meschinità, con la loro evidente assenza di valori alti, con il loro agire da burattini asserviti unicamente alla possibilità di una rielezione o di un personale tornaconto, con la loro totale assenza di una parola della quale ci si possa fidare.



Fortunatamente resta ancora il Teatro,
che, come nel caso del Simon Boccanegra e per lo spazio di qualche ora, ci immerge in un mondo che oramai avvertiamo perduto; forse in un  mondo che vorremmo, salvo poi riconsegnarci  -speriamo almeno più vigili e attenti - 
alla miseria del teatrino della nostra politica quotidiana. 









martedì 8 ottobre 2013

Amministratori e amministrati dell’oggi


Raffaello Sanzio,  La scuola di Atene.  Roma,Logge Vaticane

Recentemente, durante una pubblica assemblea indetta da una piccola amministrazione comunale per la presentazione del progetto di una costruzione di un centro polifunzionale, ho avuto modo di ascoltare con le mie orecchie una dichiarazione del Sindaco del luogo che con la più serena flemma e naturalezza affermava testuale:  

« Per il nostro comune io penso all’oggi,  all’immediato. Al domani penserà chi verrà dopo di me».

Considerando che questa frase l’ha pronunciata un Primo Cittadino (!)  nel ruolo ufficiale  di fronte ai suoi amministrati, la cosa è a dir poco  sconcertante,  rivelatrice come è di una visione miope e priva di capacità immaginativa e volontà  programmatica. 

Ma non è finita!




Ancora più incredibile  è stata ai miei occhi l’assoluta indifferenza del pubblico che di fronte a tale affermazione non ha battuto ciglio…

Da questo fatto si può dedurre la profonda onestà della democrazia: il cittadino ha l’amministratore che si merita e si sceglie.



Partecipare dall’interno alle vicende “politiche” (non partitiche) di una comunità è una esperienza che possiede un certo valore e che andrebbe vissuta ( o fatta vivere come accadeva per il servizio di leva obbligatoria nel recente passato) da tutti.

Molte sono infatti le cose da imparare e le più interessanti non sono tra l’apprendimento di come si amministra o come funzionano i diversi meccanismi di governo.

La vera lezione  è sull’uomo. Meglio: sull’essere umano, perché maschio o femmina non costituisce motivo di differenza  in questi casi.

Ambrogio Lorenzetti, 1337-39                                                         Il Cattivo Governo. Siena, Palazzo Pubblico



 





Alle prese con l’esercizio del  potere",    anche se minimo o solamente supposto, anche se solo  agognato, l’animo umano rivela presto o tardi tutta la sua grandezza o tutta la sua meschinità.

Gli intenti reali, quelli mascherati da tante virtù esibite, e forse perfino inconsci e sconosciuti  a sé stessi,  iniziano ad affiorare  e a galleggiare sulle limacciose acque della demagogia e su quelle del ristagno di una assopita coscienza civica di molti di noi.






Allegoria dell'Accidia, xilografia, XVIII sec.



Pensiamo tutti a mantenerci a galla  il più tranquillamente possibile nel limitato orizzonte dell’ oggi , lasciandoci  ammirare dagli altri con la sola preoccupazione di badare a star saldi alle ancore della nostra inerzia che ci rassicura.







         Aggrappàti infatti al  nostro oggi nessuno ci interrogherà  mai sulla rotta.