Dal 1990 questo personaggio continua imperterrito a rompere le orecchie degli
italiani conservando inalterato il suo limitato e pedante cliché .
Nel 1991 (manco fosse assurto al ruolo di individuo) si è
visto assegnare il Telegatto come
personaggio rivelazione dell’anno!
Dalla sua nascita per lui non c’è stata la benché minima
evoluzione tanto che assistere una puntata di questo fantoccio significa
sorbirsi la pedissequa ripetizione verbale e mimica di scenette oramai trite e ritrite.
non c'è limite al patetico... |
D’accordo: l’utente si affeziona riproponendo “uno stile”
immutabile, ma come ci si può abituare all’aura di grottesca banalità che ci viene
consegnata dal Gabibbo?
E come si può ancora sopportare quella voce roca e
i finti risolini e sghignazzi di sottofondo?
per non parlare della maschera stessa che stigmatizza tanto
una inesistente creatività quanto il disarmante accontentarsi di un pubblico che
si diverte nella sicurezza dello scontato e del prevedibile.
“Besugo, rumenta,
palanche, belandi, bella gente”: ad
ogni apparizione tv, con questo eterno intercalare accompagnato dal solito goffo
agitare delle mani, il patetico
bambolotto ci parla dei problemi (molte volte gravi) di cui la nostra penisola
è afflitta.
Ogni volta penso
all’enorme incongruenza che ciò provoca: la denuncia di problemi essenziali e
vitali per alcuni individui, presentati in modo così stupido e sgraziato.
come si riduce un uomo... |
Ogni volta che
incrocio per caso il fantoccio penso all’individuo che da anni gli da voce e
chi dall’interno lo anima e mi chiedo come non possano sentirsi anch’essi degli
stanchi pagliacci manipolati dalle “necessità” televisive.
E’ mai possibile
che Ricci, il creatore di questo personaggio, nella sua grande osannata e inesauribile
creatività non si accorga di come sia oramai desueto e stancante il Gabibbo?
A lui in ogni caso
deve andare il ringraziamento per contribuire quotidianamente al
rincretinimento della società italiana, al suo assuefarsi al preconfezionato e
al bisogno di sentirsi gridare intorno nella volgarità e nella assurdità delle standing
ovation che negli studi televisivi tributano onore (!) a simili banalità. A
lui dobbiamo la sconcertante facilità con la quale Sindaci e Presidenti, Medici
e Disoccupati, soggetti disperati per malattia o condizioni economiche si
lasciano intervistare da uno stupido pupazzo precipitando così la loro denuncia
o la loro personale tragedia in un anestetizzato e confuso messaggio.
Anche il dolore ha
bisogno di dignità.
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