Strumenti come
Facebook, i blog, youtube, hanno
fatto nascere un morboso atteggiamento in base al quale in molti si interessano
con grande curiosità e assiduità alla
stupidità, alla banale incapacità altrui
godendo di questa come se si trattasse di una grande novità, di un
indispensabile insegnamento utile alla reale comprensione del mondo… Cliccare un
video di un individuo stonato che si riprende senza remore e pudore nella sua performance grottesca, cosa aggiunge
alla esperienza dell’internauta? Cosa scopre
questi di tanto nuovo e interessante? Forse
che tra gli esseri umani esiste la banalità e il pressapochismo? Per questo non v’era certo il bisogno di scomodare la
tecnologia per scoprire ciò che l’uomo conosce da quando ha una storia! E come mai questa pochezza umana assurge ad
un rilevante aspetto sociale tanto da essere misurata contando (a volte in
milioni) le visualizzazioni ricevute
nella rete?
Oggi si arriva ad avere spazio nelle più alte istituzioni anche grazie alla banalità.... |
Si guardano certe manifestazione della stupidità umana con lo
stesso interesse che si dedicherebbe ad una lezione universitaria e
probabilmente consolandosi in qualche modo di non far parte di quella
categoria. Eppure fin solo pochi anni fa si aveva chiaro il concetto
che gli stupidi esistevano e che solitamente era bene che tacessero. La
situazione era talmente diversa da quella odierna che gli stessi stupidi non lo
erano a tal punto da svelarsi, da farsi consciamente riconoscere dagli altri… Al contrario oggi lo
stupido si vanta di esserlo e diventa personaggio esibendo senza pudore alcuno
le proprie tare, anzi accentuandole e servendosene per crearsi il suo spazio di
fama, un riconoscimento delle sue non-doti.
Tuttavia lo stupido ha bisogno di un pubblico che lo veda e
lo voti. Ed è questo forse l’aspetto più
inquietante: quale bisogno fa nascere un pubblico plaudente al nulla o alla
pochezza umana? Un tempo il teatro sbeffeggiava
la figura dello stolido suscitando l’ilarità della platea che era comunque una
ilarità che sottendeva una condanna o almeno un esempio negativo da non imitare.
La società di internet si limita invece a testimoniare l’esistenza della
banalità senza alcun giudizio, godendo
solo dell’atto visivo o uditivo unitamente a un morboso senso di “scoperta” che stimola la gara a chi riesce a scovare il
miglior peggio che circoli nel web.
milioni di visualizzazioni... |
La definizione di chi
esplora il web è navigatori e chi è il navigatore per antonomasia se non
Ulisse? E quale desiderio muove Ulisse se non quello della scoperta e del
sapere fino al punto di dare la vita per la conoscenza? Lo stesso abisso che si
richiude sopra l’imbarcazione del greco
e dei suoi compagni di viaggio separa il navigatore contemporaneo dalla esortazione
che lo sposo di Penelope nella Commedia
di Dante rivolge ai suoi uomini:
Considerate vostra
semenza, fatti non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e canoscenza
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