Viviamo in un tempo dominato dal frastuono, dalla cacofonìa,
dalla chiacchera; in un’anarchia acustica che ci porta a far credere che il
silenzio sia solo una interruzione, una parentesi tra un rumore e l’altro. La nostra civiltà ha acquisito una
capacità di argomentare sopra ogni cosa e continuamente, talvolta fino all’esagerazione,
sfiorando la psicosi, ma è una società
chiacchierona che finisce col dire nulla.
Immerse in questo continuo vocio che ci ripropone sempre il generale, le persone hanno iniziato a
perdere di vista l’essenziale finendo
per indirizzare le loro attenzioni e
preferenze al superficiale
Quindi non è assenza, ma una voce: la voce dei nostri
pensieri. Non è un nulla, ma un luogo
dove entrare in noi. Ignorare questa
dimensione essenziale è ignorare l’uomo.
Tutto questo fa paura all’uomo moderno che non ha più voglia
di pensare e subissato da impegni e distrazioni ha smarrito quello che fa di lui ciò che è: il pensiero.
La voce alta segna oggigiorno l’esserci, l’esistere nel
contesto sociale e stigmatizza il vincente.
Chi usa toni pacati non
lo considera nessuno e viene bollato come allocco.
Facciamo oramai parte di una società fondata sui decibel
dove perfino il lavoro solitario e una volta silenzioso della casalinga oggi
viene travolto dai programmi di cucina che devono lanciare i loro continui gridolini isterici ad ogni piatto
cucinato con l’assordante sottofondo di battimano di attempate signore che
tentano danze improbabili e grottesche al suono di una base musicale imposta
dalla regia.
La paura, e oramai l’incapacità
di rimanere ad ascoltare sé stessi, fa correre ai ripari masse di giovani
che chiedono protezione dai baratri del silenzio a walkmen, agli Ipad. E’ la
stessa paura che fa scappare patetici quarantenni e cinquantenni nelle
discoteche per assicurarsi il giusto grado di frastuono che li preservi da una
seppur minima autoanalisi e che si abbandonano all’urto di fragorose onde
sonore, le sole capaci di agitare manichini senza personalità.
Ne Il tramonto dell’Occidente,
Galimberti scrive: L’unica possibilità
rivoluzionaria è affidata al silenzio.
E solo qualche anno fa il Cardinale di Milano Martini sosteneva che
il maggior nemico di Dio non era l’ateismo ma il rumore.
Quanto si rivela oggi essere vera la massima di Pascal!:
Ho scoperto che tutta
l’infelicità degli uomini proviene da una cosa sola: dal non sapersene restare
tranquilli in una camera […]
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