sabato 14 settembre 2013

Silenzio e Paura




Viviamo in un tempo dominato dal frastuono, dalla cacofonìa, dalla chiacchera; in un’anarchia acustica che ci porta a far credere che il silenzio sia solo una interruzione, una parentesi tra un rumore e l’altro. La nostra civiltà ha acquisito una capacità di argomentare sopra ogni cosa e continuamente, talvolta fino all’esagerazione, sfiorando la psicosi, ma è una società chiacchierona che finisce col dire nulla.
Immerse in questo continuo vocio che ci ripropone sempre il generale, le persone hanno iniziato a perdere di vista l’essenziale finendo per  indirizzare le loro attenzioni e preferenze al superficiale


Agostino sosteneva che il silenzio appartiene alla struttura fondamentale dell’uomo.
Quindi non è assenza, ma una voce: la voce dei nostri pensieri. Non è un nulla, ma un  luogo dove entrare in noi. Ignorare questa dimensione essenziale è ignorare l’uomo.
Tutto questo fa paura all’uomo moderno che non ha più voglia di pensare e subissato da impegni e distrazioni ha smarrito quello che fa di lui ciò che è: il pensiero.



La voce alta segna oggigiorno l’esserci, l’esistere nel contesto sociale e stigmatizza il vincente.
Chi usa toni pacati non lo considera nessuno e viene bollato come allocco. 



Facciamo oramai parte di una società fondata sui decibel dove perfino il lavoro solitario e una volta silenzioso della casalinga oggi viene travolto dai programmi di cucina che devono lanciare i loro continui gridolini isterici ad ogni piatto cucinato con l’assordante sottofondo di battimano di attempate signore che tentano danze improbabili e grottesche al suono di una base musicale imposta dalla regia.
La paura, e oramai l’incapacità di rimanere ad ascoltare sé stessi, fa correre ai ripari masse di giovani che chiedono protezione dai baratri del silenzio a walkmen, agli Ipad. E’ la stessa paura che fa scappare patetici quarantenni e cinquantenni nelle discoteche per assicurarsi il giusto grado di frastuono che li preservi da una seppur minima autoanalisi e che si abbandonano all’urto di fragorose onde sonore, le sole capaci di agitare manichini senza personalità.
Ne Il tramonto dell’Occidente, Galimberti scrive: L’unica possibilità rivoluzionaria è affidata al silenzio.
E solo qualche anno fa il Cardinale di Milano Martini sosteneva che il maggior nemico di Dio non era l’ateismo ma il rumore.
Quanto si rivela oggi essere vera la massima di Pascal!:
Ho scoperto che tutta l’infelicità degli uomini proviene da una cosa sola: dal non sapersene restare tranquilli in una camera […]


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