Il 25 Giugno
scorso a Roma, il Censis (Centro
Studi Investimenti Sociali, un istituto
di ricerca socio-economica fondato nel 1964) ha organizzato
una interessantissima tavola rotonda dal
titolo Fenomenologia della società
impersonale (espressione usata da Simon Weil negli anni '30)
Un incontro al quale, oltre che il Presidente e il Direttore del
Censis, hanno partecipato il Sociologo Franco
Ferrarotti e Remo Bodei, filosofo presso la University of California.
L’analisi emersa dalla elaborazione dei dati raccolti è impietosa e severi e allarmanti sono i moniti lanciati dai relatori partecipanti.
Secondo Ferrarotti
quella nostra attuale è una società di
deresponsabilizzati e «rimbambiti». Cittadini regrediti in una specie di
mondo infantile in cui ciascuno «nega per sé un progetto, un’idea di esistenza».
Neppure Remo
Bodei va leggero: secondo il filosofo
siamo una società che ha smarrito qualsiasi «capacità immunitaria» sotto i colpi di un continuo bombardamento di
immagini operato da TV e web che ce le propone senza alcun confronto sulle idee
e impedendo qualsiasi analisi o discussione finisce col far divenire «tutte le
opinioni equivalenti».
Tutti guardano. Nessuno più ascolta, nessuno più
legge.
Bodei riassume questi
concetti con espressioni ancora più allarmanti: «Oggi ci si può domandare invano se esista ancora un’opinione pubblica»,
«se tutte le opinioni sono sullo stesso piano, perché agitarsi?».
Questo panorama
non è altro che il risultato di una situazione culturale sconfortante.
Fra i 27 Paesi dell’Unione l’Italia è quella, insieme
alla Romania, con la percentuale più bassa di laureati: 13,8% nel 2012. La Grecia ne ha 23, il Portogallo e
la Slovacchia 17, il Regno Unito 35, la Francia 28, l’Estonia 32, la Bulgaria
20,7.
Italiani indifferenti alla lettura: sempre riferendosi ai dati raccolti nel 2012, ben il 54% degli italiani con più di 6
anni non ha letto nemmeno un libro.
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Già nel 2011 Tullio De Mauro aveva evidenziato
come il 70% degli italiani si trovi
sotto il livello di comprensione di un testo scritto di media lunghezza e
difficoltà. Si registra il diffondersi di un analfabetismo funzionale
La società impersonale «non ha cultura sufficiente, non ha le parole per
dire le cose, né in politica, né nelle situazioni affettive. I recenti fatti di
cronaca violenta, l’esperienza nelle relazioni quotidiane ci dicono che tante
persone sanno esprimere solo amore od odio, bianco o nero e non sanno più
modulare le sfumature».
Ci limitiamo
insomma a cliccare su un mi piace …
Il gioco galvanizza e interessa sempre più la nostra
società «ma non il gioco che favorisce la socializzazione, ma forme
di gioco che ci pongono da soli con una tastiera». Capita infatti che il 31,4% di genitori con figli sotto i
13 anni trovi il tempo per passare almeno un’ora al giorno con i videogiochi in
solitario. E il dato non prende in considerazione i giochi online. Allo
stesso tempo il 31,4% degli adolescenti
afferma di avere amici che giocano on line a poker.
In Italia nascono ogni settimana quattro nuovi centri
per il tatuaggio.
«Nella società impersonale la percezione di sé stessi,
della propria identità in rapporto con gli altri è dunque insicura, poggia su
fragilissime basi. Il corpo diventa
allora il campo di costruzione dell’identità».
«I
chirurghi plastici sono diventati i nuovi confessori cui confessare le proprie
debolezze, le proprie ansie: uomini e donne vi ricorrono per accrescere la
propria sicurezza sociale, la propria autostima».
Siamo
terzi al mondo per numero di interventi rapportati alla popolazione.
Nel 2012 in
Italia gli interventi di medicina estetica sono aumentati del 24,5%.
« Ecco il
ritratto di una società
deresponsabilizzata, costituita da narcisisti, scarsamente istruiti e
demotivati socialmente, con una percezione della realtà condizionata dai media,
che deformano la realtà anche nel fornire le notizie, al punto che le informazioni sulla cronaca nera hanno
un peso nei notiziari fino a tre
volte superiore a quanto ne abbiano realmente nella società ».
A questo
proposito l’analisi di Ferrarotti è cruda:
«i media non mediano, non offrono chiavi interpretative. La lettura esige un
confronto con se stessi e la costruzione di una tavola di priorità e di valori;
l’audiovisivo offre un’immagine sintetica precostituita». «E la logica
commerciale che anima i new media è promossa da coloro che chiamo i profeti della putrefazione accelerata
della società». Una logica che riduce tutto a «un voyeurismo che è una forma di accettata irrilevanza sociale».
La Paura. A fronte di un
reale aumento della delinquenza crescono
le paure collettive. In vetta alla classifica
quelle per il futuro dei nostri figli e per la disoccupazione; quella di essere
rapinati in casa è aumentata del 10%.
Cresce il pessimismo sul futuro, anche perché la gran
parte degli italiani prevede un ulteriore slittamento etico: per il 55%
aumenteranno le tangenti, come l'evasione fiscale (58,6%) e la pratica di accettare
affari di dubbia committenza (59,8%).
I ritmi della vita sono sempre più pressanti e caotici e agli stessi ritmi rapidissimi nascono e muoiono i nuovi movimenti politici. E poiché il 68% degli italiani è convinto che tra 5/10 anni saremo pesantemente dominati dai ritmi accelerati, aumenta il consumo di psicofarmaci: +16,2% di antidepressivi in 6 anni.
«Pochi
leggono, tutti guardano», ribadisce Bodei. «Allora il denaro trionfa su
tutto, la democrazia entra in crisi e gli interessi di piccoli gruppi, diffusi
con una logica mafiosa, sono destinati a trionfare», «L’antidoto deve venire
dal basso - perché come sosteneva Hölderlin - lì dove maggiore è il pericolo
cresce ciò che salva».
«È la
società che ha come simboli l’invidia e il livellamento», aggiunge De Rita
(Presidente del Censis).
Pieter Bruegel, Invidia |
Un quadro
devastante.
Come uscirne?
Tanto Bodei che
Ferrarotti, evidenziano la necessità di
riscoprire le relazioni e il concetto di prossimo cristianamente inteso.
«dopo 20 secoli
il cristianesimo potrebbe non essere ancora iniziato». «Ciascuno di noi deve
imparare a dare di più - conclude De Rita - ma il di più viene dall’alto, cioè
da qualcosa che dà un senso d’anima».
fonti: http://www.censis.it
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