lunedì 30 settembre 2013

L'Italia dei nostri giorni: una "società impersonale"





 
Bruegel, la Torre di Babele
Il 25 Giugno scorso a Roma, il Censis (Centro Studi Investimenti Sociali,  un istituto di ricerca socio-economica fondato nel 1964)  ha organizzato una interessantissima  tavola rotonda dal titolo Fenomenologia della società impersonale (espressione usata da Simon Weil negli anni '30)
Un incontro al quale, oltre che il Presidente e il Direttore del Censis, hanno partecipato il Sociologo Franco Ferrarotti e Remo Bodei, filosofo presso la University of California.
L’analisi emersa dalla elaborazione dei dati raccolti è impietosa e severi e allarmanti sono i moniti lanciati dai relatori partecipanti.


Secondo Ferrarotti  quella nostra attuale è una società di deresponsabilizzati e  «rimbambiti». Cittadini regrediti in una specie di mondo infantile in cui ciascuno «nega per sé un progetto, un’idea di esistenza».
Neppure Remo Bodei  va leggero: secondo il filosofo siamo una società che ha smarrito qualsiasi «capacità immunitaria»  sotto i colpi di un continuo bombardamento di immagini operato da TV e web che ce le propone senza alcun confronto sulle idee e impedendo qualsiasi analisi o discussione finisce col far divenire «tutte le opinioni equivalenti».
Tutti guardano. Nessuno più ascolta, nessuno più legge.

Bodei riassume questi concetti con espressioni ancora più allarmanti: «Oggi ci si può domandare invano se esista ancora un’opinione pubblica», «se tutte le opinioni sono sullo stesso piano, perché agitarsi?».
Questo panorama non è altro che il risultato di una situazione culturale sconfortante.

Fra i 27 Paesi dell’Unione l’Italia è quella, insieme alla Romania, con la percentuale più bassa di laureati: 13,8% nel 2012. La Grecia ne ha 23, il Portogallo e la Slovacchia 17, il Regno Unito 35, la Francia 28, l’Estonia 32, la Bulgaria 20,7.

Italiani indifferenti alla lettura: sempre riferendosi ai dati raccolti nel 2012, ben il 54% degli italiani con più di 6 anni non ha letto nemmeno un libro.
Vittore Carpaccio,  Vergine in lettura
Washington-National Gallery of Art

 Già nel 2011 Tullio De Mauro aveva evidenziato come il 70% degli italiani si trovi sotto il livello di comprensione di un testo scritto di media lunghezza e difficoltà. Si registra il diffondersi di un analfabetismo funzionale
La società impersonale «non ha cultura sufficiente, non ha le parole per dire le cose, né in politica, né nelle situazioni affettive. I recenti fatti di cronaca violenta, l’esperienza nelle relazioni quotidiane ci dicono che tante persone sanno esprimere solo amore od odio, bianco o nero e non sanno più modulare le sfumature».
Ci limitiamo insomma a cliccare su un mi piace

Il gioco galvanizza e interessa sempre più la nostra società  «ma non il gioco che favorisce la socializzazione, ma forme di gioco che ci pongono da soli con una tastiera». Capita infatti che il 31,4% di genitori con figli sotto i 13 anni trovi il tempo per passare almeno un’ora al giorno con i videogiochi in solitario. E il dato non prende in considerazione i giochi online. Allo stesso tempo il 31,4% degli adolescenti afferma di avere amici che giocano on line a poker.





In Italia nascono ogni settimana quattro nuovi centri per il tatuaggio.
«Nella società impersonale la percezione di sé stessi, della propria identità in rapporto con gli altri è dunque insicura, poggia su fragilissime basi. Il corpo diventa allora il campo di costruzione dell’identità».
«I chirurghi plastici sono diventati i nuovi confessori cui confessare le proprie debolezze, le proprie ansie: uomini e donne vi ricorrono per accrescere la propria sicurezza sociale, la propria autostima».
Siamo terzi al mondo per numero di interventi rapportati alla popolazione.
Nel 2012 in Italia gli interventi di medicina estetica sono aumentati del 24,5%.




 
Benczúr Gyula (1844-1920), Narcissus , Magyar Nemzeti Galéria, Budapest
« Ecco il ritratto di una società deresponsabilizzata, costituita da narcisisti, scarsamente istruiti e demotivati socialmente, con una percezione della realtà condizionata dai media, che deformano la realtà anche nel fornire le notizie, al punto che le informazioni sulla cronaca nera hanno un peso nei notiziari fino a tre volte superiore a quanto ne abbiano realmente nella società ».

A questo proposito l’analisi di  Ferrarotti è cruda: «i media non mediano, non offrono chiavi interpretative. La lettura esige un confronto con se stessi e la costruzione di una tavola di priorità e di valori; l’audiovisivo offre un’immagine sintetica precostituita». «E la logica commerciale che anima i new media è promossa da coloro che chiamo i profeti della putrefazione accelerata della società». Una logica che riduce tutto a «un voyeurismo che è una forma di accettata irrilevanza sociale».



La Paura.  A fronte di un reale aumento della delinquenza  crescono le paure collettive. In vetta alla  classifica quelle per il futuro dei nostri figli e per la disoccupazione; quella di essere rapinati in casa è aumentata del 10%.
Cresce il pessimismo sul futuro, anche perché la gran parte degli italiani prevede un ulteriore slittamento etico: per il 55% aumenteranno le tangenti, come l'evasione fiscale (58,6%) e la pratica di accettare affari di dubbia committenza (59,8%).



I ritmi della vita sono sempre più pressanti e caotici e agli stessi ritmi rapidissimi nascono e muoiono i nuovi movimenti politici.  E poiché il 68% degli italiani è convinto che tra 5/10 anni saremo pesantemente dominati dai ritmi accelerati, aumenta il consumo di psicofarmaci: +16,2% di antidepressivi in 6 anni.




  «Pochi leggono, tutti guardano», ribadisce Bodei. «Allora il denaro trionfa su tutto, la democrazia entra in crisi e gli interessi di piccoli gruppi, diffusi con una logica mafiosa, sono destinati a trionfare», «L’antidoto deve venire dal basso - perché come sosteneva Hölderlin - lì dove maggiore è il pericolo cresce ciò che salva».
 «È la società che ha come simboli l’invidia e il livellamento», aggiunge De Rita (Presidente del Censis).

Pieter Bruegel, Invidia

Un quadro devastante.
Come uscirne?
Tanto Bodei che Ferrarotti, evidenziano la necessità di riscoprire le relazioni e il concetto di prossimo cristianamente inteso.  
«dopo 20 secoli il cristianesimo potrebbe non essere ancora iniziato». «Ciascuno di noi deve imparare a dare di più - conclude De Rita - ma il di più viene dall’alto, cioè da qualcosa che dà un senso d’anima».



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